Il pavimento della Cattedrale di Siena
Il pavimento è una delle opere d’arte più straordinarie della Cattedrale, realizzata tra il XIV e il XVIII secolo. Composto da 56 riquadri in marmo, il pavimento è un vero e proprio capolavoro di maestria artigianale e ingegno artistico. Ogni riquadro rappresenta scene bibliche, allegorie e simboli, realizzati attraverso tecniche come il graffito e il commesso marmoreo. Tra gli artisti che hanno disegnato i cartoni preparatori, si annoverano grandi nomi come Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni e Pinturicchio.
Il pavimento è normalmente coperto per preservarlo, ma viene scoperto in alcune occasioni speciali, offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare questa meraviglia in tutta la sua magnificenza.
I periodi di scopertura del pavimento sono consultabili sul sito:
Siena Opera della Metropolitana
“..diede principio al più bello ed al più grande
e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto..”
Giorgio Vasari
” LE VITE DE’ PIÙ ECCELLENTI PITTORI, SCULTORI E ARCHITETTI”
“Vita di Domenico Beccafumi”
Di seguito alcune delle 56 tarsie:
Ermete Trismegisto
Giovanni di Stefano
Il disegno dell’intarsiatura, risale al 1488, fatto da Giovanni di Stefano figlio del pittore Stefano di Giovanni detto il Sassetta.
“Prendete o Egiziani, le lettere e le leggi”
“Dio, creatore di tutte le cose, creo un secondo Dio visibile
e lo creò primo e unico, nel quale si compiacque, è molto amo il proprio Figlio
che si chiama verbo santo.”
Sibilla cumana
Giovanni di Stefano
“E’ giunta ormai l’ultima età, cantata dalla Sibilla Cumana,
nasce un nuovo ordine dei secoli, ritorna la vergine,
ritornano i regni di Saturno, una nuova stirpe scende dall’alto del cielo”
Sibilla Ellespontica
Neroccio di Bartolomeo de’ Landi
“Dettero fiele come cibo, aceto come bevanda.
Questa inospitale mensa allestiranno.
Il velo del tempio si scinderà e a mezzo dì
sarà notte tenebrosa per tre ore”
Il cane o lupo e il leone che si danno la zampa, per alcuni studiosi rappresentano la lupa senese e il leone, il Marzocco fiorentino mentre si stringono la zampa in segno di pace.
Per altri simboleggiano gli ebrei e i pagani che si accordano per mandare a morte Cristo.
Sibilla Albunea o Tiburtina
Benvenuto di Giovanni
“Nascerà il Cristo a Betlemme.
Si annuncerà a Nazareth durante il regno del toro pacifico,
fondatore della pace.
O felice la Madre il cui seno lo allatterà”
La citazione prende spunto dalla “Legenda Aurea” (1260) di Jacopo da Varagine, secondo la quale l’imperatore Augusto il giorno della nascita di Gesù interrogò la Sibilla Tiburtina se era opportuno farsi venerare come una divinità, fu così che appare in cielo un altare con l’immagine di una Madonna col Bambino e si udirono le parole:
“Haec est ara coeli”(Questo è l’altare del cielo).
La Sibilla annuncia ad Augusto una profezia:
“ILLE PUER MAIOR TE EST / IDEO IPSUM ADORA”
“Quel bambino è più grande di te, perciò adoralo”
In quel luogo sul colle Campidoglio, Augusto fece costruire un altare dedicato al “Filius primigenitus Dei”, dove oggi si trova la chiesa di Santa Maria in Aracoeli. La leggenda viene riportata anche nei “Mirabilia Urbis Romae” (1140).
Sibilla Persica
Benvenuto di Giovanni
Sibilla Eritrea
Antonio Federighi
Sibilla Samia
Matteo di Giovanni
Sansone abbatte i Filistei
Stefano di Giovanni detto il Sassetta
Morte di Assalonne
Pietro di Tommaso del Minnella
su disegno del Maestro di San Ansano
La lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo davanti all’albero di fico
Leopoldo Maccari ristrutturazione di un originale del XIV secolo
Il pannello del pavimento, l’unico realizzato a mosaico, ed è un rifacimento di Leopoldo Maccari del 1865, frammenti dell’originale si trovano nel Museo dell’Opera, riporta il simbolo di Siena, la Lupa, legata alla mitica leggenda della fondazione della città di Siena da parte di Ascanio e Senio, figli di Remo che secondo la leggenda i due fratelli fuggirono al di là del Tevere per sfuggire allo zio, che, dopo il fratello, avrebbe voluto uccidere anche i nipoti.
Sul retro della Lupa si vede l’albero di fico, sotto il quale come dice la tradizione, il pastore Faustolo trovo Romolo e Remo, che abbandonati lungo il fiume Tevere, furono allattati dalla Lupa.
Otto tondi più piccoli mostrano gli emblemi di citta del centro Italia
La ruota della Fortuna e i filosofi del mondo antico
Luigi Mussini, ristrutturazione di un originale del XIV secolo
Rappresentazione della Ruota della Fortuna, a quattro lati i filosofi dell’antichità inseriti all’interno di esagoni con ciascuno che mostra un filatterio dove i leggono il disprezzo delle ricchezze.
Epitteto:
“Non bisogna gloriarsi per i doni della fortuna, bensì per i beni dell’animo”
Aristotele:
“La fortuna prospera rende gli uomini più insolenti”
Seneca:
“Una grande fortuna è una grande schiavitù”
Euripide:
“Ti ho detto figlio mio, di ricercare la fortuna con la fatica”
Ruota con aquila imperiale
Luigi Mussini, ristrutturazione di un originale del XIV secolo
“Salite all’aspro colle”, allegoria del Monte della Sapienza-Felicità
Pinturicchio
La tarsia disegnata da Pinturicchio, rappresenta la Fortuna con le fattezze di una nuda fanciulla, con una cornucopia in mano e nell’altra una vela gonfiata dal vento, ha un equilibrio instabile il piede destro poggia su una sfera mentre il sinistro su una barca con l’albero maestro spezzato. la fortuna riesce dopo un viaggio tempestoso a condurre alcuni saggi su un isola piena di insidie e rettili, sulla vetta del monte siede una figura femminile, la Sapienza o Virtù, questa da a Cratete un libro e lui si libera di ogni bene fittizio, gettando in mare una cesta ricolma di gioielli, la Sapienza dono una palma a Socrate.
il messaggio del cartiglio è:
“O uomini affrettatevi a venire quassù, salite l’aspro colle,
un valido premio alla fatica sarà la palma che dà la serenità”
La cacciata di Erode
Benvenuto di Giovanni
La strage degli Innocenti
Matteo di Giovanni
In questa tarsia piena di pathos, viene riportata l’unica scena presa dal vangelo, la strage degli innocenti.
Da alcuni studiosi viene considerata una metafora della persecuzione dei cristiani.
L’intarsiatura evocherebbe anche un fatto di cronaca del tempo, che colpì profondamente il popolo senese, nel 1480 durante la visita del duca Alfonso di Calabria a Siena, i turchi sbarcati a Otranto, decapitarono 800 cittadini maschi dai 14 anni in su, per non aver abiurato la fede cristiana e sono ricordati come i Martiri di Otranto.
Pavimento dell’esagono sotto la cupola
Morte di Acab
Alessandro Franchi
Ascesa d Elia in cielo
Alessandro Franchi
Mosè fà scaturire l’acqua dalla roccia
Domenico Beccafumi
Imperatore Sigismondo
Domenico di Bartolo
Prudenza
Taddeo di Bartolo
Temperanza
Taddeo di Bartolo
Fortezza
Taddeo di Bartolo
Giustizia
Taddeo di Bartolo
Storia di Giuditta
Francesco di Giorgio Martini
Bibliografia: Siena Cattedrale Cripta Battistero, Virginis Templum, Marilena Caciorgna
Pagine collegate:
La Cattedrale di Siena un viaggio tra arte storia e misticismo
La Cattedrale di Siena: pitture e sculture
La cappella Piccolomini
La libreria Piccolomini
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