Nel cuore della Toscana, nel comune di Barberino Val D’ Elsa, sul colle che sovrasta Poggibonsi, si trova il borgo di Sant’Appiano che cela dei tesori che non hanno niente da invidiare ad altre più famose mete turistiche: La Pieve, il borgo, il panorama.
Ma andiamo per gradi.
Per motivi di lavoro sono passato per Sant’appiano, più volte mi è capitato ti trovare pullman con reduci americani in visita alla Pieve, questo mi ha fatto venire la domanda, cosa cera di tanto importate?
Ho cosi fatto delle ricerche e visitato il borgo con la sua pieve e ne ho capito il motivo.
Tutto gira sulla figura di Gherarduccio dei Gherardini,
(Firenze, … – Barberino Val d’Elsa, 10 settembre 1331)
che ha la sua sepoltura proprio all’interno della pieve di Sant’Appiano, notevole è il fatto che si tratta della prima e più antica sepoltura di un cavaliere in Italia e all’interno di una chiesa.
I Gherardini sono un antica stirpe toscana di nobili feudatari, e il loro feudo si estendeva nella Val d’Elsa e nel Chianti, che hanno dominato per secoli, infatti solo con l’avvento di Napoleone Bonaparte persero i loro diritti feudali su questo territorio.
Fu fra le famiglie che fondarono la repubblica fiorentina, e che ne resse le sorti fino all’XI secolo, ma con il loro spirito irrequieto e cavalleresco non condivisero i cambiamenti in atto nella repubblica fiorentina, non erano d’accordo sul nuovo modo di reggere la città da parte di abili mercanti e ricchi banchieri. Non condividevano la visione mercantile che negli anni porterà alla fortuna di Firenze, alle Arti, alle Corporazioni. La nuova classe politica di Firenze li combatte con ardore, dopo una disperata resistenza, il castello dei Gherardini di Montagliari, nel Chianti, fra Siena e Firenze, è raso al suolo, i beni confiscati. A Firenze via Gherardini diventa via Lambertesca, della potente casata viene cancellato tutto, gli stemmi insieme alla memoria. Così una parte della famiglia Gherardini, scelgono l’esilio alcuni vanno a Verona insieme a Dante Alighieri, anche lui esiliato per gli stessi motivi.
Tutt’oggi è vivo il ricordo di quei giorni e l’odio che si era creato, a Panzano in Chianti frazione di Greve in Chianti, si celebra annualmente il 25 aprile, l’impiccagione di un Gherardini, coinvolto in una lite con i signorotti del luogo i Firidolfi.
www.wechianti.com/2017/04/10/la-festa-della-stagion-bona-panzano-fra-storia-impiccagioni-costumi-depoca/
Nel tempo la famiglia Gherardini, si è divisa in più rami, in Italia in veneto, Verona, Rovigo, Venezia, chi in Europa come Tommaso, Gherardo e Maurizio, figli di Gherardino, che si misero al seguito di Luigi VII di Francia, poi con Enrico II d’Inghilterra alla conquista dell’ Irlanda, dove diedero vita al ramo, Fitzgerald (dal gaelico “Fitz” “Gerald”, figli di Gherardo) dei Conti di Desmond, Duchi di Limerik e Vice-Re d’ Irlanda (nel XIV e XV secolo). Si hanno numerosi documenti storici (del Quattrocento e poi del Seicento) che testimoniano questo legame.
I Duchi Fitzgerald ritengono di discendere dai Gherardini di Montagliari.
Secoli dopo, la stirpe arriva in America e successivamente alla Presidenza.
Il 12 ottobre 1962 e lo stesso presidente J.F. Kennedy a rivelare alla platea del Columbus Day: “I Fitgerald hanno origini italiane. Non ho mai avuto il coraggio di rivelarlo, lo faccio adesso”.
Riferendosi al nonno materno, John Francis Fitzgerald Kennedy dice testualmente alla platea italo-americana:
“Mio nonno ci diceva sempre che i Fitzgerald sono in realtà italiani, e discendono dai Geraldines, che vennero da Venezia: non ho mai avuto il coraggio di rivendicare questa affermazione, lo farò oggi qui …”.
ma non si tratta solo di fonti orali, già dal ‘400, innumerevoli testi confermano i regolari rapporti fra le due famiglie.
Per maggiori dettagli è di grande interesse la ricerca della giornalista Daniela Cavini, che ha pubblicato nel suo articolo su “Sette” settimanale del Corriere della Sera il 28 marzo del 2014.
http://www.danielacavini.eu/kennedy-litaliano/
Un destino simile ha accomunato
il giovane presidente con Ottoringo, zio di Gherarduccio, uomo politico importante che nel 1304 venne ucciso con un colpo di balestra e che ora si trova sepolto nella Chiesa di Santo Stefano a Ponte a Firenze.
Altra nota di interesse storico e legata a Leonardo da Vinci, in un suo celebre schizzo con la datazione più antica che conosciamo delle sue opere, il soggetto si ritiene sia la cappella della Madonna della Neve posta su di una altura che domina la vallata, era all’interno del Castello di Montagliari dei Gherardini, oggi conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Altro stretto legame, la Mona Lisa, de “La Gioconda”, la celebre nobildonna, era Lisa Gherardini, andata in sposa in giovane età a Francesco Bartolomeo del Giocondo, mercante di seta, che cerco con questa unione matrimoniale di entrare nella nobiltà fiorentina.
Ma torniamo a Gherarduccio sepolto a Sant’Appiano: con la morte di Gherarduccio Gherardini nel 1331, la famiglia perse l’ultimo grande comandante ed anche gli ultimi possedimenti caddero progressivamente. Gheraduccio non fu tra i membri della sua famiglia che scelsero l’esilio emigrando a Verona. Continuò la lotta dai suoi possedimenti in Valdelsa. Morì il 10 settembre del 1331 e fu sepolto dal figlio Berto, al tempo pievano, nella pieve di Sant’Appiano nei pressi del Castello di Linari, roccaforte della famiglia Gherardini nel comune di Barberino Val d’Elsa.
A tutt’oggi, la Pieve di Sant’Appiano è utilizzata dai Gherardini di Montagliari per cerimonie religiose di famiglia. La lapide di Gherarduccio, all’interno della pieve di Sant’Appiano, è il più antico sepolcro cavalleresco in Toscana.
https://it.wikipedia.org/wiki/Gherarduccio_Gherardini
La tomba di Gherarduccio Gherardini
A testimoniare che la famiglia Gherardini attualmente è sempre presente presso la Pieve di Sant’Appiano, lo mostra questa opera dell’artista fiorentino Stefano Ramunno, che da qualche anno e visibile all’interno della pieve. L’opera mostra il cavaliere Gherarduccio in atto di devozione verso la Pieve di Sant’Appiano insieme con Sant’Appiano.
La Pieve di Sant’Appiano
Le prime notizie ufficiali della Pieve, risalgono al 990 d.C., quando la Pieve entrò a far parte dei possedimenti del vescovo di Firenze, questo significa che ha un origine più antica come si può desumere dai caratteri protoromanici all’interno. Le quattro colonne in pietra antistanti la Pieve, sono i resti del battistero a forma ottogonale, contenente all’interno una grande vasca, forse usata come battesimo ad immersione.
Una descrizione accurata di come era, si può avere dalle parole del proposto Marco Lastri riportate nel libro di Luigi Biadi “Memorie del piviere di S.Pietro in Bossolo e dei Paesi adiacenti” (1848) :
“Di questo luogo (la Pieve di S. Appiano) vi rammenterò solo l’antichissimo Battistero separato dalla detta Pieve, e dirimpetto alla medesima, siccome è il nostro di S. Giovanni, e quello di molt’ altre Cattedrali e Chiese insigni. Questo è certamente uno dei più bei monumenti cristiani, è merita egli solo un viaggio di qualunque dilettante in siffatta erudizione. Egli è di figura ottagona, di pietre quadrate, senza intonaco nè dentro né fuori e con due piccole porte, una in faccia alla Pieve, e l’altra che è la principale a mezzo giorno. Nel mezzo del Tempio che nel suo interno è largo 17 braccia, è collocato il sacro fonte di figura tonda al di fuori, e nell’interno con quattro semicerchi o pozzetti, a cui si sale a per due gradini. Sopra di esso si solleva una svelta cupoletta pressapoco di figura conica sostenuta da quattro leggiadre colonne, ciascheduna composta di quattro metà, e con i capitelli ove sono scolpiti diversi geroglifici, come il buon Pastore, la pecora, la colomba, il T, ed un cerchio partito da due diametri in croce. Il restante della coperta è in volta con lavagne al di fuori. Dirimpetto alla porta di mezzogiorno sono a tre tribune che occupano tre lati dell’ ottagono, alle quali si sale per due scale laterali che terminano in un piano di poche braccia, nel mezzo del quale è un altare isolato di figura quadra, e sostenuto da cinque colonnelli. Sotto l’accennato ripiano riesce una cappelletta mezza sotterranea ad uso di confessione secondo l’antico rito cristiano.”
Come dice sempre lo stesso Lastri probabilmente in origine era un tempio pagano romano:“Dirò bensi esser probabile che il Tempio d’ Idolatria, dipoi Cattolico per opera di S. Appiano, o rovinasse per antichità, o si demolisse in onta al Paganesimo allorquando intorno all’ anno 427 ebbe principio, secondo il LAMI, la Pieve di S. Appiano, vale a dire ebbe compimento l’anzidetto Battistero di cui ragiona il MANNI “Alcune Pievi nostre ben’ antiche, solo per battezzare sono state costruite, ed han servito , siccome per nominarne una , quella di S. Appiano in Val d’Elsa.”
In seguito a un terremoto nel 1805 il battistero andò distrutto.
Anche la Pieve stessa ha subito opere di ricostruzione dopo i terremoti come si può capire osservando le opere murarie.
Il Battistero
Antiquarium Archeologico
Nella canonica di Sant’Appiano si trova un piccolo museo archeologico con reperti di epoca Etrusca e Romana. La maggioranza dei materiali archeologici, proviene dalla necropoli etrusca di San Martino ai Colli (Barberino Tavarnelle)
I reperti testimoniano la presenza, fin dal VII secolo a.C., di famiglie etrusche con un buon tenore di vita.
All’interno dell’antico chiostro è possibile scorgere la testimonianza di un’ altra antica famiglia fiorentina quella dei Catellini da Castiglione, anche loro citati da Dante nell’ XVI canto del Paradiso, infatti Francesco di Bernardo (1420-1484) umanista e conte palatino fu anche pievano di Sant’Appiano, nel chiostro si trova il salone Catellini e lo stemma nobiliare, con i tre cagnolini rampanti.
"Io vidi li Ughi e vidi i Catellini, Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, già nel calare, illustri cittadini;" Dante alighieri, Divina Commedia, Paradiso canto XVI
Il borgo e il panorama
Per ulteriori informazioni potete visitare il seguente link:
https://summofonte.org/pieve-di-sant-appiano/
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