L’Ape Legnaiola e la Bocca di Leone

Osservare un Ape Legnaiola, che ricerca il nettare nei suoi fiori preferiti e alquanto interessante.

Ape legnaiola su fiore di Bocca di leone
Ape Legnaiola su Bocca di leone



L’Ape Legnaiola è uno dei primi imenotteri a comparire subito dopo l’inverno,
È un’ape solitaria lunga 2,5–3 cm, dal volo rapido e piuttosto rumoroso.
Il corpo è di colore nero con riflessi violacei, pubescente. Le ali sono di colore viola cangiante. Il penultimo ed il terzultimo articolo delle antenne dei maschi sono di colore arancione. È dotata di un robusto pungiglione, nonostante ciò, risulta poco aggressiva.


Ape legnaiola, maschio su fiore di cardo
Ape Legnaiola su fiore di cardo, esemplare maschio evidente da gli ultimi articoli delle antenne arancioni
Ape legnaiola su fiore di cardo
Ape Legnaiola su fiore di cardo, esemplare maschio evidente da gli ultimi articoli delle antenne arancioni
Ape legnaiola su fiore di Buddelja davidii, esemplare femmina
Ape Legnaiola su fiore di Buddelja davidii, esemplare femmina

Si nutre di nettare e polline raccolto prevalentemente su fiori delle Lamiaceae.

La Bocca di Leone, il cui nome generico (Antirrhinum) deriva da alcune parole greche il cui significato è “simile a un muso (o un naso)”, infatti “anti” = simile e “rhin” = naso e fa riferimento alla particolare forma della corolla definita anche “personata“.

Bocca di leone
Bocca di Leone

Il nome comune (Bocca di leone) deriva dalla particolare struttura delle labbra del fiore: quello mediano inferiore aderisce al superiore a chiusura della “gola”. Se “strozzato” con le dita (comprimere lateralmente la corolla) le labbra sembrano aprirsi scoprendo la bocca (le fauci) della corolla.
La Bocca di Leone appartiene all’ordine delle Lamiales, o Lamie,
Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabia, dopo l’8 settembre 79), scrittore e naturalista latino, il quale ci indica anche una possibile etimologia: questo termine discenderebbe da un vocabolo greco ”laimos” il cui significato è “fauci – gola”. Ma potrebbe discendere anche da altre parole greche: ”lamos” (= larga cavità), oppure dal nome di una regina libica ”Làmia”.



Secondo il mito originale, Lamia era la bellissima regina della Libia, figlia di Belo:
Zeus si innamorò di lei provocando la rabbia di Era, che si vendicò uccidendo i figli che suo marito ebbe da Lamia. L’unica figlia ad essere risparmiata fu Scilla; probabilmente, anche Sibilla si salvò.


Così Zeus, impietosito dalla sofferenza della sua amante, le concede il dono di togliersi gli occhi e rimetterli a piacimento per poter finalmente riposare.

Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto, capace di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue.

Il poeta Orazio nella sua Ars Poetica descrive le lamie come esseri mostruosi, capaci di ingoiare bambini e di restituirli ancora intatti se si squarcia loro il ventre.
In quest’ultimo caso il collegamento esiste in quanto le mamme greche, per far star buoni i loro bambini, descrivevano questa regina come un mostro capace di ingoiarli (come del resto fa il fiore di queste piante quando un bombo entra nel tubo corollino in cerca del nettare.



https://it.wikipedia.org/wiki/Xylocopa_violacea

https://it.wikipedia.org/wiki/Antirrhinum_majus

https://it.wikipedia.org/wiki/Lamia

Ape Legnaiola e Bocca di leone sequenza


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