Incontro con l’artista Marco Ruocco
il percorso dalla fotografia alla musica
“Marco Ruocco è nato a Roma il 4 dicembre 1975. Da piccolo frequenta il laboratorio teatrale e partecipa a numerosi programmi televisivi. Si diploma in fotografia e comincia a fotografare nei locali. Si appassiona alla fotografia sportiva e segue diversi artisti nei tour musicali e teatrali.
Più che i paesaggi preferisce immortalare i volti delle persone. La curiosità è il suo motore di ricerca. Ha una propensione per il digitale e per la sperimentazione. Una foto deve raccontare una storia anche ad occhi meno educati. E’ uno scambio di suggestioni fra il fotografo e la persona ritratta.”
(dal depliant mostra presso la Borgo Pio Art Gallery)
E’ stato un piacere incontrare il fotografo Marco Ruocco, e aver avuto uno scambio di pensieri su passioni comuni e prospettive del mondo della fotografia, che mi ha portato a conoscere il suo modo di lavorare, ma anche il suo avvicinamento al mondo della musica come nuova frontiera della comunicazione digitale.
Ne è risultata una conversazione interessante di cui voglio condividere alcuni passaggi.
Recentemente Marco, ha partecipato ad alcune mostre fotografiche presso la “Borgo Pio Art Gallery” di Roma, riscuotendo successo con i suoi lavori, ho cercato di capire cosa permette ad uno foto di diventare un’ opera d’arte, secondo il suo punto di vista:
“Una foto deve raccontare una storia, io faccio ritratti, se mi piace il soggetto e comunica qualcosa di originale, se questo avviene, ho raggiunto lo scopo.“
“.. parte tutto dalla comunicazione non occorre fare una grande foto o fotografare un grande evento, ma è necessario banalmente sapere raccontare una storia e incontrare il gusto del pubblico, riuscire a trovare un argomento di comunicazione, di discussione e di confronto.
Sono un’ artista che si rivolge ad un pubblico popolare senza voler necessariamente cercare il consenso dei critici nei quali in questo momento credo meno, credo molto di più nella foto che il pubblico gradisce.“
“.. non sono il più bravo dei fotografi, ci sono fotografi bravissimi, ma penso di essere un grande comunicatore di trovare sempre un modo molto singolare per raccontare una storia, che sono le storie di qualcun’ altro, anche grazie al mio team.”
“Bisogna comunicare qualcosa che emozioni il pubblico, raccontando le storie delle persone con un grosso fondo di verità, alla gente piace la verità, mi faccio aiutare dalle parole quindi c’è una contaminazione.”
Un campo preferito per le sue foto sono il mondo dello spettacolo e in particolare la musica:
Recentemente Marco è entrato nel mondo della musica, un ambiente che già frequentava per la fotografia, questa volta da protagonista, come hai trovato il mondo della musica?
“E’ molto più semplice produrre della musica che fare foto.
Ho notato che è molto più semplice produrre musica che distribuire foto,
nella musica vince il pubblico che decide cliccando nelle piattaforme determinando un prodotto che funziona.“
“L’ arte è anarchia e rispetto alla pittura e alla fotografia la musica lo è meno, nella musica il pubblico è il 99 % del risultato di un prodotto rispetto alla foto dove conta molto chi ci gira intorno, non sempre il giudizio è oggettivo.“
“Ho notato che le mostre fotografiche sono una vetrina, la distribuzione musicale arriva direttamente alla persone.
Ho partecipato a dei concorsi fotografici e li ho anche vinti, ma perché il pubblico lo ha determinato, per la ragione che il soggetto è arrivato al pubblico.
Non sempre gli addetti al lavoro riescono a discernere ciò che piace al pubblico,
a volte i curatori inseriscono opere che non riguardano i temi delle mostre, non sempre sono pienamente qualificati.”
“Gli operatori non sempre hanno una conoscenza oggettiva e contemporanea, la musica è più libera rispetto alla fotografia.”
“E’ sempre il pubblico che decide, gli addetti ai lavori non devono essere quelli che fanno il buono e il cattivo tempo.”
Marco quale suggerimento daresti ai giovani che vogliono entrare nel mondo della fotografia o della musica?
“Nel campo della fotografia le mostre sono un modo per farsi conoscere, ma è necessario rivolgersi a organizzazione serie.
Per quanto riguarda la musica credo in chi si autoproduce,
l’ autoproduzione porta a una libertà che al contrario non sarebbe possibile,
molti addetti ai lavori cercano solo di trarre profitto da giovani e nuovi artisti.”
“Diffidare di chi vi vuol produrre e chiede delle somme ingenti, con la premessa di comparire su libri e riviste, facendo leva sull’ego.“
“Da questa esperienza nella musica mi porto degli spunti per affrontare anche il futuro fotografico con una consapevolezza diversa rispetto al giudizio“
Foto su permesso dell’artista dal profilo Istagram:
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