Tomiri la regina guerriera che sconfisse Ciro il Grande
La storia di Tomiri, Tomiris o Tomiride, regina dei Massageti popolo iranico di stirpe Scita dell’Asia centrale a est del Mar Caspio, non è molto conosciuta, ma grazie ad Erodoto di Alicarnasso, riconosciuto da Cicerone come «Padre della storia», siamo a conoscenza di questa donna vissuta nel VI secolo a.C. che fermò e sconfisse Ciro il Grande, umiliandolo dopo la sua morte. Altri storici nel tempo hanno ripreso il racconto di Erodoto, come Strabone, Polieno, Orosio aggiungendo varianti dal sapore novellistico.


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Nel corso della storia altre donne si sono distinte per il loro coraggio e risoluzione contro uomini potenti ma tiranni, diventando figure leggendarie, possiamo rammentare le bibliche: Giaele (Iael) che uccise con un piolo e un martello il comandante Cananeo Sisara, (Giudici 4), una donna innominata che uccise il re Abimelec con una macina da mulino (Giudici 9), la più famosa Giuditta che decapita Oloferne, oggetto di tante opere d’arte.

Anche il Sommo Poeta, ricorda la figura di Tomiri nel XXII canto del Pugatorio:
“Mostrava la ruina e ‘l crudo scempio che fe’ Tamiri, quando disse a Ciro:
«Sangue sitisti, ed io di sangue t’empio»”
“Mostrava la rovina e il crudele scempio che Tamiri fece, quando sul corpo di Ciro disse: «Hai avuto sete di sangue ed io di sangue ti ho riempito!»
Purgatorio canto XII, 55

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La storia di Tomiri
Nel VI secolo a.C. Ciro il Grande, definito anche Re dei Re, Re dei quattro angoli del mondo, Re dell’universo a motivo delle sue conquiste che andavano dall’Egitto, alla Asia Minore, arrivando ai confini con l’India, e dalla Bibbia definito “l’unto di Dio” (Isaia 45).
Spingendosi più a nord cerco di conquistare i territori delle tribù dei Massageti.
A capo delle tribù Massageti la regina Tomiri, vedova e con il figlio Spargapise.
Come narra Erodoto, Ciro cerco di corteggiare la Regina, ma lei capendo che le mire di Ciro erano il Regno dei Massageti e non lei, si oppose al matrimonio. Così Ciro su consiglio di Creso il Lido, ex re della Lidia sottomesso da Ciro, dopo un tentativo di attacco ai Massageti, si ritirò lasciando i suoi accampamenti pieni di libagioni e vino, bevanda che i Massageti non usavano abitualmente. Gli uomini di Tomiri comandati dal figlio Spargapise, pensando che l’esercito di Ciro si fosse ritirato e arrivati all’accampamento persiano e vedendo le libagioni banchettarono e oppressi dal vino si addormentarono.
I persiani allora uscirono allo scoperto uccisero la maggioranza di loro e fecero prigioniero il figlio di Tomiri. Spargapise dopo essere stato incatenato dai persiani chiese a Ciro di essere sciolto dalle catene, una volta liberato si uccise.

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Cosi Tomiri radunò tutte le tribù Massageti, e si scontro con Ciro e il suo esercito in una fiera battaglia, le forze di Tomiri ebbero la meglio, l’esercito persiano si diede alla fuga, Ciro cadde in battaglia.
Tomiri fece ricercare il suo corpo e trovatolo staccandogli la testa e mettendola in in otre pieno di sangue disse:

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«Saziati oggimai di sangue d’ uomo, laonde avesti
grande sete, e per trenta anni il perseverasti di
spandere, e non ti saziasti»
“DELLE STORIE CONTRA I PAGANI”
Paolo Orosio, Libro VII,
Firenze per Tommaso Baracchi, 1849

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Per chi vuole riporto integralmente il racconto di Erodoto, ripreso da: “Erodoto Alicarnasseo, Tomo 1”, 1789, disponibile su Google Libri:

…«Con la parte dunque di questo Mare chiamato Caspio, che è rivolta
all’ Occidente, confina il Caucaso. Ma dall’altra parte, che guarda verso l’Aurora, ed il Sol nascente, v’é una grandissima pianura quanto l’occhio può vedere d’immensa ampiezza.
La qual vastissima pianura è quasi tutta dai Massageti abitata, ai quali Ciro disegnava di far la guerra, per molte cagioni a ciò mosso, ed acceso. Prima per la sua natura, che si reneva da’
più che uomo, in secondo luogo per la fortuna che aveva nel guerreggiare; poiché niuna gente Ciro aveva assalita, che da lui fosse potuta scampare.
In quel tempo era Regina dei Massageti una Donna, il di cui marito era morto. Il suo nome era Tomiri. Ora Ciro simulatamente amoreggiava costei, e per via di messi chiedevala in moglie. Ma veggendo Tomiri che egli non voleva lei, ma bensi il Regno dei Massageti, impedi a Ciro l’accesso. Di poi Ciro, non essendogli valuto l’inganno, avanzatosi fino all’ Arasse, mostro apertamente di volere andar contro i Massageti, e congiungendo dei ponti sopra il fiume, per li quali i Soldati passassero, e fabbricando torri sopra le navi, che di tragitto servissero.
Or mentre in questa fatica era egli occupato, fù mandato da Tomiri un Caduceatore, il qual dicesse: O Re dei Medi lascia di sffaticarti in ciò che fai, non sapendo se ti riuscirà quanto tu hai disegnato. Lascia l’impresa, e contentati di regnare fra i tuoi, e lascia a noi dominar quei confini, che possediamo. Ma tu di questo avviso non vorrai servirti, ed ogni cosa sceglierai più tosto che la quiete. Se tanto è il tuo desiderio di venire a battaglia contro i Massageti, lascia quella fatica che sostieni, congiungendo il fiume con ponti. E quando noi ci saremo ritirati dal fume il cammino di tre giorni, trapassa allora nel nostro paese, o se più vuoi nel proprio paese ricevine.
Udite queste cose Ciro chiamo a se i principali dei Persiani, e radunatili loro le partecipò, consultando qual delle due avesse a fare. Il più dei quali fù di avviso, che si
ricevesse nel proprio paese col suo esercito Tomiri. Ma tal parere da Creso Lido ivi presente fù riprovato, ed in contrario disputò con queste parole. O Re, con verità io anche per l’avanti ti ho detto, che, poichè Giove in tuo potere mi pose, devo con tutte le mie forze ostare a quanto veggio in casa tua retto non essere, nè ben fatto; mentre le mie disgrazie quantunque amare mi ammaestrarono. Se tu sembri a te stesso essere immortale, ed ugualmente credi, che
il tuo Esercito lo sia, non fà d’uopo, ch’io ti spieghi il mio consiglio. Ma se tu intendi, che sei uomo, e che ad uomini comandi, questo in prima devi osservare, che le cose umane sono un cerchio, il quale aggirato non lascia sempre taluno nel colmo della fortuna. Però io penso diversamente dagli altri sù ciò, che tu hai proposto. Poichè se in questa terra vorremo ricevere i nemici, corri gran rischio, che tu posto in fuga perda tutto l’impero; mentre i Massageti vincitori non ritorneranno indietro; ma assaliranno le tue Provincie. E se tu vinci, non tanto vantaggio ne ritrarrai, quanto ne ritrarresti passando nella lor terra, e vincendo i Massageti ed inseguendoli fuggitivi. Però al pericolo ch’io ho detto, contrapongo questo, cioé, che vincendo li nemico, dirittamente acquisterai il Regno di Tomiri. Ed oltre a ciò, che detto abbiano , sarebbe cosa molto bassa, e vile, che Ciro di Cambise figliuolo cedendo ad una Donna, da questa Regione partisse. Adunque a me piace, che, facendo passare il tuo Esercito, ti avanzi oltre, finchè ti vengano incontro: di poi procuriamo di vincerli facendo così. Com’ io sento, i Massageti non sono avvezzi alle, delizie dei Persiani, ed ai lor comodi. Però a coloro imbandisci nei nostri alloggiamenti una gran copia di vivande, avendo prima molti armenti scannati, ed aggiunti molti, e preziosi vini con cibi di ogni sorta. Fatte queste cose, e lasciata ivi la parte più vile dell’Esercito, di nuovo con gli altri ritiriamoci al fiume.
Poiché, s’io non m’ inganno, vedute essi tante buone cose, a quelle si volgeranno, onde lascieranno a noi il comodo di oprar cose grandi.
E tali due pareri furono per esaminarsi proposti. Ora Ciro, rifiutato il primo, ed approvando il sentimento di Creso, intimò a Tomiri che si ritirasse, ch’egli saria trapassato, e andato ad essa. Colei come prima avea promesso si ritirò. E Ciro dato Creso in mano di suo figliuolo Cambise, a cui il Regno pur dava, e comandatogli, che grandemente lo onorasse, e beneficasse, qualora il suo passaggio contro i Massageti non avesse buon fine;
dati questi ordini, e rimandatili in Persia, esso col suo Esercito passò il fiume.
Varcato l’ Araspe, e venuta la notte, gli si offrì dormendo nella terra dei Massageti questa visione. Parevagli vedere nel sonno il maggiore dei figliuoli d’ Istaspe, che aveva due grandi ali
agli omeri, con l’una delle quali l’ Asia, con l’altra l’ Europa cuopriva. Il figliuol maggiore d’ Istaspe figlio di Arsame della famiglia degli Achemenidi, era Dario, di anni venti in circa, ed era stato lasciato in Persia, poichè non era in età di poter guerreggiare. Svegliatosi Ciro andava seco esaminando la visione, e parendogli quella di gran momento, chiamato a se Istaspe, e fatto ognuno partire, gli disse, O Istaspe, s’ è ritrovato, che il tuo figliuolo a me, ed al mio Regno tende insidie. Ond’io ciò abbia di certo compreso te lo dirò. Gl’ Iddii, che di me hanno somma cura, sempre mi dimostrano le cose avvenire. Però nella passata notte, dormendo, ho veduto il tuo magior figliuolo con le ali agli omeri, e con l’ una l’ Asia, con l’altra l’ Europa ingombrava. Per la qual visione non si può in alcun modo negare, che da esso a me non si tramino insidie. Perciò tu quantoprima ritorna in Persia, e fa sì, che , quand’io, soggettati i Massageti, ritornerò, mi ponga avanti il figliuol tuo perchè sia esaminato. Ciro disse questo, sospettando, che Dario non gli tendesse insidie. Ma quello, che il suo Demone gli prediceva, era, che egli sarebbe colà morto, e che il suo regno sarebbe in mano a Dario venuto. Or dunque rispondendogli Istaspe, gli disse. O Re, non sia mai, che alcun’ uomo Persiano ti trami insidie; e se qualcuno fa ciò, subito muoja. Poichè tu hai fatti i Persiani di servi, liberi; e di soggetti, padroni degli altri uomini. Che se alcuna visione ti accenna, che il mio figliuolo mediti cose nuove, e contro te le mediti, io fino da quest’ ora te l’offro, perchè tu ne faccia la tua volontà. Dopo questa risposta, lstaspe, ripassato l’Arasse, ritornò in Persia, con animo di serbare il suo figliuol Dario ai cenni di Ciro.
Ma avendo Ciro valicato l’ Arasse; ed essendosi avanzato il viaggio d’una giornata, eseguì il consiglio di Creso; e lasciata ivi una debole parte de’ suoi soldati, poi con la miglior parte del suo esercito ritornò verso l’ Arasse. E quei dell’ esercito di Ciro lasciati, ed assaliti dalla terza parte dei soldati Massageti, mentre appunto si apparecchiavano di far resistenza, furono disfatti. Onde i Massageti, veduta l’imbandigione delle vivande, dopo la rotta dei nemici a mangiar si distesero, e dal cibo, e dal vino oppressi si addormentarono.
I Persiani sopravvenuti molti ne uccisero, e molti più ne fecero prigionieri, ed oltre agli altri, il lor capitano, che era figliuolo della Regina Tomiri, ed aveva nome Spergapise. Intanto Tomiri udito avendo l’accaduto all’ esercito suo, ed al suo figliuolo, mandato a Ciro un messo, così gli disse.
O Ciro insaziabile di sangue, non t’ insuperbire per questa ventura. Se col frutto della vite, per cui voi inebriati tanto impazzite, che tracannando il vino uscite in malvagie parole; se con tal veleno, dissi, il figliuol mio soverchiato avete, con inganno il vinceste, non già in battaglia, come a valoroso Soldato conviensi. Però prendi il mio consiglio, che a te sarà utile. Vanne, rendendomi il figlio, da questo paese senza esser punito, di avere offesa la terza parte dei Massageti. Lo che se non farai, ti giuro per il Sole Signore dei Massagerti, ch’io ti sazierò di sangue, benchè tu ne sii insaziabile.
Ciro ebbe per nulla cotali parole. Il figliuolo della Regina Tomiri Spargapise, dopo che ebbe il vin digerito, conoscendo la sua diasgrazia, pregò Ciro a scioglierlo dalle catene; e subitamente sciolto, ed avendo le mani libere se stesso uccise, e di tal morte morì. Ma Tomiri non essendo stata da Ciro ascoltata, radunate tutte le sue truppe, combatté con Ciro di tal modo, che io penso, essere stata quella battaglia la più fiera di quante dei barbari si raccontano. Ora così sento dire, che essa passò. Primieramente gli uni, e gli altri alcuno spazio distanti si saettarono scambievolmente; dipoi le saette consumate essendo, approssimatisi vennero con lancie, e pugnali alle mani, e molto tempo combattendo, stettero senza voler cedere gli uni agli altri. Finalmente i Massageti rimasero superiori, ed ivi fù rotta la maggior parte dell’ esercito Persiano, e Ciro stesso ucciso cadde, avendo regnato anni ventinove.
Il cadavere del quale ricercato tra mezzo a quelli dei Persiani Tomiri trovato avendo, pose la di lui testa in un otre ripieno di uman sangue, ed al morto insultando, così disse.
Tu hai bene a me viva, e di te vincitrice fatto gran danno, mentre con fraude il mio figliuolo prendesti; ma ‘io, come ti ho minacciato, ti voglio saziare di sangue.
Cotal fine ebbe Ciro, del quale diversamente raccontandosi, io ho voluto riferir ciò, che più probabile mi parve.»…
“Erodoto Alicarnasseo, Tomo 1”, 1789

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Anche il cinema recentemente si è ispirato a questa storia:
Tomiris è attualmente disponibile alla visione su Prime video
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