Filippo e Filippino Lippi

Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento

Partendo dalla recensione della mostra “Filippo e Filippino Lippi, Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento”, a Roma presso i Musei Capitolini, un viaggio alla scoperta di due grandi artisti rinascimentali.

Filippo Lippi

Autoritratto, Filippo Lippi, dettaglio "Incoronazione della Vergine",1439-1447, Uffizi Firenze
Autoritratto, Filippo Lippi, dettaglio “Incoronazione della Vergine”,1439-1447, Uffizi Firenze

Filippo Lippi nasce a Firenze nel 1406 da una famiglia di povere origini, perde la mamma alla nascita e il padre a due anni. viene cresciuto dalla zia Lapaccia, sorella di suo padre Tommaso, ma ha causa della sua povertà a otto anni lo affida insieme al fratello al convento dei Carmelitani di Firenze. All’età di quindici anni Filippo e il fratello diventano novizi e poi nel 1421, frati. Così riferisce il Vasari nelle sue “Vite” vol. 2

Sempre il Vasari riporta l’attitudine del giovane Filippo:


“Questo putto , il quale
fu chiamato col nome del secolo Filippo , essendo tenuto
con gli altri in noviziato e sotto la disciplina del maestro
della grammatica ; pur per vedere quello che sapesse
fare ; in cambio di studiare , non faceva mai altro che imbrattare
con fantocci i libri suoi e degli altri : onde il
priore si risolvette a dargli ogni commodità ed agio d’imparare
a dipignere.”

Giorgio Vasari “Vite” 2 vol. “Fra Filippo Lippi”



Fù così che divenne allievo di Masaccio, che proprio in quei giorni insieme a Masolino da Panicale stavano decorando la Cappella Brancacci all’interno del Convento del Carmine.
Lippi fu influenzato profondamente dal suo maestro, ma sviluppò uno stile unico caratterizzato da un uso magistrale della luce e del colore, nonché da una notevole sensibilità nella rappresentazione delle figure umane.


Iniziò a dipingere affreschi e pale d’altare che presto attirarono l’attenzione dei mecenati.
Questi dipinti mostrano una straordinaria capacità di rendere la grazia e l’umanità dei soggetti sacri, con un’attenzione particolare ai dettagli e ai sentimenti.


Nel 1452, Lippi si trasferì a Prato, dove creò una delle sue opere più importanti: gli affreschi del Duomo di Prato. Qui, il suo talento raggiunse nuove vette, combinando narrazione dettagliata e complessità emotiva con una perfetta padronanza della prospettiva e del chiaroscuro.

Opere di Filippo Lippi in mostra

Filippo Lippi nei documenti

Nell’ Archivio di Stato di Firenze e nell’Archivio di Stato di Perugia ci sono documenti che si riferiscono a Filippo Lippi:

Lettera di Francesco Cantasanti a Giovanni di Cosimo de’ Medici in Cafaggiolo, 31 agosto 1457
(Firenze, Archivio di Stato di Firenze)

Lettera di Francesco Cantasanti a Giovanni di Cosimo de' Medici in Cafaggiolo, 31 agosto 1457
(Firenze, Archivio di Stato di Firenze)
Lettera di Francesco Cantasanti a Giovanni di Cosimo de’ Medici in Cafaggiolo, 31 agosto 1457
(Firenze, Archivio di Stato di Firenze)

“..Fra Filippo de’ amettere d’oro quelli civori della tavola a un debitore stava a’ Buondelmonti, et io l’ò sollecitato ogni dì insino a sabato sera ste’ con lui un’ ora a farlo lavorare.”

Lettera di Giovanni di Cosimo de’ Medici a Bartolomeo Serragli a Napoli, 27 maggio 1458
(Firenze Archivio di Stato di Firenze, Carteggio degli Artisti)

Lettera di Giovanni di Cosimo de' Medici a Bartolomeo Serragli a Napoli, 27 maggio 1458
(Firenze Archivio di Stato di Firenze, Carteggio degli Artisti)
Lettera di Giovanni di Cosimo de’ Medici a Bartolomeo Serragli a Napoli, 27 maggio 1458
(Firenze Archivio di Stato di Firenze, Carteggio degli Artisti)

” Io ho hauto adi passati più tue lettere, per le quali ho inteso che havevi presentato la tavola alla M(aes)tà, del Re (Alfonso d’Aragona), et che glera assai piaciuta; et così dello errore di Fra Filippo naviamo riso un pezzo…”

firma autografa di Giovanni di Cosimo de' Medici
firma autografa di Giovanni di Cosimo de’ Medici

Il Vasari riporta un lato debole di Filippo Lippi:

“Dicesi ch’era tanto venereo , che vedendo donne che
gli piacessero , se le poteva avere , ogni sua faculta donato
le arebbe ; e non potendo per via di mezzi , ritraendole
in pittura , con ragionamenti la fiamma del suo amore
intiepidiva . Ed era tanto perduto dietro a questo appetito,
che all’opere prese da lui , quando era in questo
umore, poco o nulla attendeva.”

Giorgio Vasari “Vite” 2 Vol. “Fra Filippo Lippi”

Durante il suo soggiorno a Prato dal 1453 al 1461 circa, diventa cappellano delle monache di Santa Margherita a Prato, e qui conosce e si innamora della novizia Lucrezia Buti, Filippo stava lavorando alla pala d’altare per la chiesa del convento e riesce a convincere la badessa Bartolommea de’ Bovacchiesi committente a usare Lucrezia per modella per la figura della Vergine.

Filippo Lippi, Madonna della Cintola, 1455-65, tempera su tavola,  Museo Civico, Prato.
Filippo Lippi, Madonna della Cintola, 1455-65, tempera su tavola, Museo Civico, Prato.

Filippo Lippi, Madonna della Cintola, 1455-65, tempera su tavola, Museo Civico, Prato.
Madonna che dà la Cintola a San Tommaso tra la committente, Bartolommea de’ Bovacchiesi e i santi Gregorio, Agostino, Margherita, Tobiolo e l’angelo Raffaello.

Il 1 maggio 1456, Filippo Lippi approfittando della festa della Madonna e l’ostensione del sacro Cingolo, fa fuggire Lucrezia dal convento e la porta a casa sua dove poi nasce suo figlio Filippino. E’ notevole il documento relativo a una denuncia anonima dell’ 8 maggio 1461:

“Die viii mensis maii. Dinanzi a voi signori ufficiali di nocte et de munisterij della città
di Firenze. Si notifica ser Piero d’Antonio di Ser Vannozzo, porta Sancta Trinità di
Prato, chome detto ser Piero à usato e usa al munisterio di Sancta Margherita di Prato,
e già fa mesi due e circa ebbe detto ser Piero un fanciullo maschio in detto munisterio.
E ’I detto fanciullo mandò di nocte tempo fuori della porta per una certa buca, e fu
portato allo Petriccio, e la mattina poi fu arechato in Prato a battezzare: e questo è
noto a molte persone in Prato: e quando lo volete trovare, ogni dì ve lo trouerete lui e
un altro che si chiama frate Filippo: e lui si schusa con essere chappellano, l’altro con
essere procuratore. E ’1 detto frate Filippo à avuto uno figliuolo maschio d’una che si
chiama Spinetta. E detto fanciullo à in casa: è grande, e à nome Filippino.”

“Denuncia anonima dell’8 maggio 1461 agli Ufficiali della Notte e Conservatori dell’Onesta dei
Monasteri”. Firenze, Archivio di Stato di Firenze

L’anonimo commette un errore nel definire la mamma di Filippino, Spinetta.
Spinetta era la sorella di Lucrezia questo ci permette di dedurre che la sorella di Lucrezia si era stabilita con la coppia.

Filippo Lippi, "Madonna con Bambino e angeli" (Lippina), 1465 Uffizi Firenze
Filippo Lippi, “Madonna con Bambino e angeli” (Lippina), 1465 Uffizi Firenze

La tradizione vuole che il volto della Madonna sia di Lucrezia Buti, e l’angelo che si volta sia il figlio Filippino. Quest’opera sarà un punto di riferimento per tutte le Madonne con Bambino successive e in particolare per Sandro Botticelli allievo di Filippo Lippi.

Dal 1467 al 1469 su procura di Piero de Medici viene invitato a Spoleto ad affrescare la cattedrale di Santa Maria Assunta a Spoleto con il ciclo Storie della Vergine.
Ma fu a Spoleto che nel 1469 Filippo muore, sarà il suo allievo Fra Diamante aiutato dal giovane Filippino Lippi a concludere i lavori della cattedrale.


Filippino Lippi, pag. 2

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